12 Gen Intervista con Debora Rosciani, conduttrice del programma “Due di denari”
Il suo percorso giornalistico comincia molto presto con una prima esperienza in Tvrs di Recanati e Radio Cuore, per poi trasferirsi a Milano nel 1997. Da ormai 20 anni è una delle principali voci della “Finanza” a Radio 24, con i programmi “Salvadanaio”, “Cuore e Denari”, e oggi “Due di denari“, e gli aggiornamenti di Borsa. Collabora anche con Il Sole 24 ore sulle tematiche di educazione finanziaria, scelte di risparmio ed investimento delle famiglie, andamento dei mercati e consulenza finanziaria.
Debora, com’eri da bambina?
Molto alta, bella paffuta, molto insicura anche a causa dell’aspetto fisico ingombrante. Molto amata dalle amiche. Molto semplice: sono nata in provincia e sono rimasta attaccata alle mie radici che continuano a condizionarmi, anche in relazione al rapporto con il denaro.
Essere una femmina ha influito sulle tue scelte scolastiche?
Direi di no. Quello che ha influito è stata sostanzialmente la modesta condizione economica di famiglia. Avrei scelto il liceo linguistico della mia zona, ma all’epoca – anni ’80 – era privato e costava troppo. Non ce lo potevano permettere e ho optato per altro. Incontrando, però, sulla mia strada insegnanti magnifici che hanno colto la mia predisposizione, la mia vocazione, i miei talenti, incoraggiando quelle che sarebbero state le scelte successive.
Hai avuto difficoltà nel corso della tua carriera in quanto donna?
Direi proprio di no. Va però detto che non sono sposata e non ho figli quindi mi sono potuta (e l’ho voluto fortemente) dedicare alla mia carriera completamente, con totale dedizione oltre che con tanta passione. Onestamente ho incontrato uomini e donne che mi hanno sempre sostenuta e fatto crescere, dandomi opportunità che ho potuto accettare o declinare. Quello che mi ha premiata è stato il grande impegno che ho sempre messo nel lavoro: sono cresciuta, questo atteggiamento mi ha resa credibile e poi i risultati piano piano sono arrivati. Ma la questione che oggi è così dirompente delle differenze di genere che oggi si registra nel dibattito pubblico io non l’ho, per fortuna, sperimentata sulla mia pelle.
Cosa consiglieresti alle studentesse che vogliano intraprendere una carriera STEM?
Se la loro vocazione è questa che vadano avanti con determinazione, sono le specializzazioni più ricercate dal mercato del lavoro. Suggerisco alle ragazze di provare a ‘leggere’ cosa cerca il mercato del lavoro e provare ad individuare ciò che è più vicino possibile alle proprie inclinazioni. Quelle non bisogna mai negarle, sennò le aspetterà solo un futuro di frustrazioni e le nostre ragazze si meritano invece ogni gratificazione possibile.
Quali sono gli stereotipi uomo/donna che secondo te ancora persistono ai nostri giorni?
Quello che più mi disturba: quando le donne vengono descritte come ‘isteriche’, ‘uterine’, ‘aggressive quando vogliono fare carriera’. Incapaci di essere collaborative e solidali con le altre donne. No way! Io conosco bene il campo della finanza: c’è la tendenza a credere che gli uomini siano più capaci di gestire risparmi ed investimenti rispetto alle donne. Una generalizzazione inaccettabile. Le donne sono curiose, naturalmente portate al lavoro di cura, quindi anche alla ‘cura’ dei propri soldi e a quelli della famiglia.
Quanto secondo te è importante l’abbattimento degli stereotipi ancora presenti nella società?
È fondamentale anche perché molte condizioni non esistono più, appartengono ad un passato morto e sepolto. Conoscete qualche ‘angelo del focolare’?
Cosa pensi di BET SHE CAN?
Una iniziativa necessaria: i bambini hanno bisogno di concretezza. L’educazione della famiglia è fondamentale ma oggi è sempre più importante un coinvolgimento più ampio che li proietti nel mondo, che dia loro la possibilità di vedere ‘quanto è bello quello che c’è fuori’ perchè ‘chissà quante cose posso fare’! E poi i bambini hanno bisogno di poche parole e tanti esempi. Io ho tre (magnifici) nipoti. La piccola – ha quasi 10 anni – ci sorprende sempre. La sua migliore amica è da anni una bambina nigeriana: neanche concepiscono di ‘guardarsi’ per il colore della pelle, altro che stereotipi o pregiudizi. Neanche conoscono, per fortuna, l’esistenza di queste parole. Non solo. Qualche settimana fa mi ha confessato: ‘zia, io ha da grande voglio fare la vita che fai tu!’. Devo indagare più a fondo su cosa intendesse davvero ma credo che lei osservi l’entusiasmo con cui ogni giorno mi impegno nella mia professione. Ed è tutto quello che le auguro: l’entusiasmo per la vita.
Ed ora tre domande dal progetto “Anche noi reporter” sostenuto da IREN
Maya (9 anni) cosa ne pensi del tuo lavoro? È il lavoro che volevo fare da quando ero molto giovane quindi mi considero una persona privilegiata perché ho realizzato il mio sogno. Penso però anche che sia un lavoro molto impegnativo che devo fare con grande responsabilità.
Elisa (8 anni) di cosa hai paura? Cerco di essere sempre una persona coraggiosa e in genere affronto tutto con senso pratico, quando arriva un problema cerco immediatamente una soluzione. Le mie paure da grandi riguardano il mio futuro: spero di godere sempre di ottima salute perché la mia preoccupazione più grande è essere un peso per la famiglia. Quindi per queste situazioni bisogna attrezzarsi: lavorare molto, mettere da parte qualche soldino.
Alice (10 anni) che miglioramenti hai generato con il tuo lavoro? Lavoro in radio e conduco una trasmissione che offre informazioni di servizio sulla gestione delle principali questioni economiche della famiglia. Speriamo di aver fatto crescere – nei nostri ascoltatori – la consapevolezza del fatto che la gestione del denaro non deve essere fonte di disagio ma un impegno quotidiano costruttivo che ci aiuta a usarlo come mezzo e strumento per vivere meglio, soprattutto se ci sappiamo organizzare.
Accompagna la crescita di bambine e ragazze nella fase della preadolescenza attraverso strumenti di supporto allo sviluppo della consapevolezza di ciò che sono e di ciò che vogliono essere, fino alla libertà nelle loro scelte e azioni.